Tenendo la bestiola fra le braccia per riscaldarsi, lei aveva camminato per la via buia e deserta, procedendo rasente ai muri delle case come per ripararsi dalla neve che cadeva silenziosa, e lasciando piccole impronte che lui aveva cancellato a mano a mano con le sue. Accanto ad un portone si era fermata. Si era voltata timidamente verso di lui, aveva atteso che le giungesse accanto, poi erano entrati insieme. Nella semioscurità e nello squallore di un sottoscala che puzzava di stantìo, Werner aveva conosciuto i suoi istinti bestiali. "Perché non me l'hai detto! Perché proprio io!" aveva esclamato sconcertato, quando aveva visto la macchia della propria colpa. Lei si era raggomitolata in un angolo, e piagnucolando gli aveva detto: "Datemi quanto dareste a qualsiasi altra... non pretendo nulla di più!" Le aveva posto due monete nella manina scarna che si era protesa verso di lui. "Che ne sarà di te?" aveva farfugliato. Poi, stordito, era uscito premendosi le mani sulle tempie, e barcollando si era messo in cammino nella notte. Da allora, gli era capitato di rivederla un paio di volte. Non aveva più con sé il cagnolino, e non cantava più nelle taverne, ma trascorreva le serate in attesa accanto ai portoni illuminati. Lui non l'aveva nemmeno vista, era quasi passato oltre quando lei, avvicinatasi di alcuni passi, gli aveva chiesto: "Vuoi un po' di compagnia, tesoro?" L'aveva riconosciuta a stento, dietro alle guance impiastricciate di belletto e le labbra rossissime. Le aveva dato una moneta, poi era corso via senza volere nulla da lei, lasciandola incredula a contemplare il pezzo rotondo di metallo che le risplendeva sul palmo della mano.