Ai margini di Ustica 2
In tutta omertà

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Quella sera del 27 giugno del 1980, nei cieli di Catanzaro, qualcuno scorse un aereo militare che planava procedendo a bassa quota con luci e motori spenti. Il giorno dopo i giornali riportavano la notizia della caduta del DC9 Itavia, senza fare alcun accenno all'aereo militare che aveva sorvolato quella zona della Calabria. Il resto è noto: ottantun vittime innocenti, il ritrovamento di un misterioso Mig libico, sospetti di depistaggi, una lunga scia di morti improvvise ed inspiegabili ed infine un processo in cui gli imputati vennero assolti.
Sennonché, l'unico testimone oculare del silenzioso volo di quell'aereo militare - velivolo che, sostiene l'Autore, non corrispondeva affatto a quello rinvenuto giorni dopo sulla Sila - decide di raccontare ai giornali quanto ha visto, ritrovandosi nell'impossibilità di sfondare un vero e proprio muro di gomma. Dopo studi e ricerche, nel 1998 nasce un libro, "Ai margini di Ustica", che pare spaventare gli editori, pure quelli che, in un primo momento, si erano detti entusiasti e decisamente interessati a pubblicarlo ma che, in seguito, si vedono invece costretti a desistere senza potere fornire all'Autore troppe spiegazioni. Quando addirittura non si nascondono dietro goffi pretesti: "... addirittura ha negato di avere ricevuto il dattiloscritto, e tale atteggiamento ha reiterato in modo spudorato anche in presenza del documento postale che ne comprovava l'avvenuta consegna proprio a mani del titolare...". Il manoscritto si rivela, insomma, una vera e propria patata bollente, che per via delle scottanti rivelazioni che contiene rimbalza da un editore all'altro. Ma l'Autore non si arrende e sceglie la via dell'autopubblicazione, poi quella dell'autodistribuzione, visto che pure le librerie, temendo di esporsi, provvedono a restituirgli in tutta fretta le copie del volume che avevano accettato solo pochi giorni prima. Al primo libro, che l'Autore riesce con successo a promuovere in Rete, segue a distanza di alcuni anni la pubblicazione de "Ai margini di Ustica 2 - In tutta omertà", che di esso può considerarsi un aggiornamento in cui vengono esposti gli sviluppi nati dal sospetto - anzi, da quelle che l'Autore ritiene "concrete possibilità" - che dietro l'abbattimento del DC9 Itavia ci fosse uno scenario ben diverso da quello che vedeva nel Mig libico rinvenuto a Castelsilano il tentativo degli americani di neutralizzare Gheddafi. L'Autore narra inoltre del suo difficile rapporto con certi giornalisti reticenti che censurano la sua intervista; dello svolgimento del processo che porterà all'assoluzione dei generali coinvolti nel caso; delle offese, dell'odiosa e infamante accusa di cui è stato vittima quale testimone chiamato a deporre: una calunnia che mirava unicamente alla demolizione della sua integrità morale di fronte alla Corte, onde renderlo inattendibile. Quella che l'Autore definisce "una strategia debole", ma che è comunque riuscita a raggiungere lo scopo che si era prefissata: "l'assoluzione degli imputati con una formula che ha seriamente compromesso il diritto ai risarcimenti".
Ad ogni buon conto, il lettore potrà riflettere e trarre le sue conclusioni.

M.J.


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In nome del popolo italiano non sono state accertate responsabilità. Tutti assolti! I generali, dicono i giudici, sono stati incriminati ingiustamente. Essi oggi possono andare fieri del loro trascorso e chi aveva intravisto delle macchie nel loro operato, ha solo gettato fango sulle istituzioni democratiche del nostro paese e dovrà pentirsene. I testimoni che hanno giurato di aver visto quella notte, dopo una manciata di minuti dalla caduta del DC9, insolite stranezze fatte di inseguimenti aerei e di lampi di guerra sui cieli della Calabria non sono credibili; e se hanno dato all'inchiesta un apporto concreto, sono stati incivili e sconsiderati. E se hanno caparbiamente insistito nelle loro farneticazioni, devono essere considerati alla stregua di criminali, capaci di uccidere la verità e i parenti.
Ma è davvero possibile che tutto ciò che era stato accertato in anni e anni di indagini possa essere cancellato e negato con tanta disinvoltura? Possibile che la gente più avveduta e i giornalisti non abbiano notato delle bizzarre contiguità, preludio di altrettanto sospette collaborazioni in corso d'opera? Possibile che nessuno abbia scorto, dietro l'alibi abbastanza comodo della "ragion di Stato", altre motivazioni non necessariamente d'interesse generale, come quelle politiche e diplomatiche, ma anche le ben diverse logiche elettorali, di condizionamento, di semplice schieramento, di vaga opportunità? Possibile che nessuno si sia chiesto se talune promozioni e candidature al Parlamento nazionale rappresentino il premio del silenzio?
E i politici, ora che è tempo di consuntivo, che fanno? Tacciono. Fingono di non sapere. Ci invitano a visitare il Museo della Memoria allestito a Bologna per non dimenticare. Dicono di avere la coscienza pulita, di avere fatto quanto era nelle loro possibilità e che adesso è tempo che della strage si occupino gli storici. Pretenderanno di vederci appagati. E noi finiremo realmente col dire che era ora che si accertasse la verità. Questo faremo. Fingeremo indifferenza solo per non dover traumatizzare i nostri figli; lo faremo per amor di patria, come non conoscessimo a quali approdi perverranno poi gli studiosi. Gli occhi senza lacrime della storia ci diranno che il secolo appena scorso è stato permeato da stragi senza colpevoli, da fatti sanguinosi senza un perché.

Da "Occhi senza lacrime", capitolo VIII, "Ai margini di Ustica 2 - In tutta omertà".

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Chi è l'Autore?

Enrico Brogneri è nato a San Pietro Apostolo (Cz) nel 1943. Vive a Catanzaro dove svolge l'attività di avvocato civilista. E' possibile contattare l'Autore al seguente indirizzo.

E' inoltre presente in Rete con un suo sito personale

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