Brivido a Torino: l'uomo che vide Cecilia

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Un giallo un po' particolare in quanto più che basarsi sulla sorpresa finale è incentrato sul meccanismo che concerne le indagini, dando così modo all'autore di manifestare quelle doti di acuto osservatore di fatti nonché di esperto conoscitore dell'animo umano da lui indagato con arguzia e profondità psicologiche.

M.J.

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In una sera d'autunno, sotto la pioggia, una bimba di sette anni scompare a Torino.
In pochi giorni, intorno alla piccina si dipana un thriller sconvolgente che colpisce l'opinione pubblica anche per l'enorme risalto dato al caso dai giornali e dalla televisione.
Figlia di povera gente, la bambina viene a trovarsi al centro d'un vortice diabolico.
Renzo Rossotti ha scritto questo racconto ambientandolo ai giorni nostri, in una Torino che si apre a poco a poco come una scatola cinese, rivelando un sottobosco impensabile, ricco di personaggi che fuoriescono dalla realtà quotidiana.

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Chi è l'autore?

Renzo Rossotti, giornalista e scrittore, è nato a Chieri (Torino) nel 1930. Ha lavorato e lavora tuttora per diversi giornali e settimanali. Fin dal suo esordio nel giornalismo ha curato diversi servizi dalla Gran Bretagna, Paese a cui è profondamente legato e in cui ha ambientato alcuni dei suoi primi racconti che risalgono agli anni Cinquanta. Ha vinto diversi premi letterari e gli sono stati assegnati riconoscimenti in Italia e all'estero.
Esperto di atmosfere e situazioni "gialle" in particolar modo legate a Torino, città di cui è profondo conoscitore, è autore di volumi che "raccontano" la città sia nel campo della saggistica storica sia nella narrativa.

Opere precedenti: "Quattro sigari per Ulisse" (1955), "Top secret, le spie" (1969), "Scotland Yard" (1973), "Dove scesero gli dèi" (1975), "Torino, i grandi, le case raccontano" (1990), "Una stellata viola" (1992), "Curiosità e misteri di Torino" (1992), "Se c'era la luna - Torino sotto le bombe" (Fògola Editore 1993, un diario della città in guerra negli anni Quaranta, con lo struggente ricordo delle notti trascorse nei rifugi), "Piemonte magico e misterioso" (1994), "Torino, un secolo di gialli veri" (1994), "Torino gialla e i suoi misteri" (1995), "Le strade di Torino" (1995), "Storie, fatti e fattacci di Torino" (1996).

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La pioggia stava diminuendo di intensità. Una distesa lucida, fatta di foglie strappate dai rami, copriva quell'angolo della piazza. La spada, nel chiarore dei lampioni, spiccava a ridosso del cielo color velluto. Ferdinando di Savoia, che sguainava sotto la pioggia, sembrava più che mai per soccombere, in arcioni al cavallo ferito a morte. Il resto del monumento, in quello scorcio autunnale torinese, scompariva nell'ombra. Acceso, per contrasto, il gran pennacchio d'acqua illuminato della fontana Angelica, quello che negli inverni più rigidi si trasforma in obelisco di ghiaccio. Mancavano sì e no venti minuti a mezzanotte. Aldo Volta era all'angolo, sul punto di salire sull'autobus numero cinque, quasi davanti a Tiffany.
Guardò verso il Teatro Alfieri, in direzione di Via Cernaia, e li vide apparire nell'ombra. Uno con un impermeabile chiaro e qualcosa in capo, forse un basco. L'altro, con un giaccone, era più basso, quasi tozzo. In mezzo a loro, la bambina faceva pensare a un nano, avvolta forse in uno scialle, a guisa di mantellina. Venivano avanti senza ombrello, a passo svelto. Contavano, di certo, di prendere quell'autobus...

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