Romanzo familiare


Non vi amo, ma non posso fare a meno di voi

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La vicenda si snoda intorno ad una sontuosa villa di famiglia in una valle del Piemonte nota mèta di villeggiatura. Una famiglia profondamente borghese nasconde dietro una facciata di insospettabile rispettabilità una realtà aberrante di vizio, umiliazioni e violenze. Capo della famiglia è un padre dispotico e brutale. La moglie, per lo stillicidio di umiliazioni e offese patite negli anni, si è annullata nell'alcol riducendosi allo spettro di se stessa. I due eredi maschi non sono mai cresciuti fino a diventare uomini; non hanno avuto mai alcun potere decisionale, e sono oramai totalmente incapaci di sentimenti autentici, come anche di riconoscere e gestire un'emozione. L'unica figlia, Eloisa, insegnante di francese in un asilo infantile ed etichettata dai parenti come una povera fallita senza aspirazioni né speranze, scialba e condannata al nubilato, riesce invece a sottrarsi al giogo paterno e a realizzarsi con un prudente atteggiamento di silenziosa ribellione che le garantisce l'indipendenza. Mentre una giovane nipote orfana che vanta il pregio di possedere la fresca e passeggera bellezza della sua età, accolta in casa ed allevata come una figlia, viziata e vezzeggiata dal padre-zio e dai fratelli-cugini, si rivelerà purtroppo corrotta fino al midollo e priva di scrupoli.

Un corrosivo quadretto familiare su uno sfondo di degrado interiore e squallore morale in stile borghese.

M.J.

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Chi è l'Autrice?

Andreina Bert, esperta di letteratura inglese e francese, vive e lavora a Torino come traduttrice. Ha pubblicato diverse opere di saggistica e articoli su riviste specialistiche, oltre ad una divertentissima raccolta di racconti al vetriolo intitolata "La materia dei sogni - Appunti sulla schizofrenia della vita quotidiana" e il romanzo ispirato ad un diario giovanile "Qualcosa deve avvenire - L'anoressia come ricerca della libertà" con la Laura Rangoni Editore. Vincitrice di vari concorsi letterari, fra i quali il Premio Pannunzio nel 1999, nel 2003 ha pubblicato, per le Edizioni Angolo Manzoni, il romanzo "Il nodo del tempo. Generazioni a confronto fra il secondo e terzo millennio", nel quale ci offre il caustico ritratto di una famiglia appartenente alla classe borghese acculturata, coi suoi valori infranti, nonché dei curiosi ma spietatamente realistici personaggi che vi ruotano attorno, e nel 2006, sempre per lo stesso editore, il romanzo "La casa del passato", gustoso thriller tragico-comico di ambientazione familiare.
Nel bimestre luglio-agosto del 1997 ebbi il piacere di intervistarla per la rubrica Voci Negate.

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Quando Beatrice annunciò che quella sera sarebbe venuto il vicino a chiedere la sua mano, il  commendatore distese il volto nel suo migliore sorriso: - Mi congratulo con te, bimba mia, hai scelto bene come al solito. Il Genta è un gran cervello e per giunta è anche molto ricco, e un uomo d'affari avveduto, il che non guasta. Avessi dovuto decidere io per te, la mia scelta non sarebbe stata diversa.
Era addirittura mellifluo e soprattutto di un'ipocrisia nauseante, pensò la figlia.
Adolfo impallidì ulteriormente e si dominò a fatica: - Bella sorpresa, - fece poi, - davvero non ci resta che rallegrarci. Potevi addirittura già sposarti mentre c'eri, visto che hai fatto tutto di nascosto.
- Sentitelo come si congratula il cafone, - si intromise il padre. - Sua cugina si sposa, e lui si mette a fare dell'ironia, quasi che fosse seccato. Invece di essere felice per lei, che oltre a tutto lo ha sempre difeso. Cosa volevi, che sposasse uno smidollato, pappamolla del tuo stampo?
A questo punto Adolfo fece quello che non aveva mai fatto, strinse i pugni, si alzò minaccioso e urlò: - Non credere di poter continuare su questo tono, hai capito? Sono stufo di essere insultato da te. Sono anni che mi opprimi e mi disprezzi, ora basta! Sei un vigliacco, un prepotente e un egoista. Ma questa è l'ultima volta, ti giuro, questa è l'ultima volta... altrimenti... Ora è finita, me ne vado accidenti, e tu Beatrice mi hai deluso. Eri la mia sola ragione di vita e non sei che una puttana.
- Ah, questo poi no, - tuonò il padre inferocito e si alzò di botto per inseguirlo. Ma lui, alle ultime parole si era già allontanato, e quando il commendatore a lunghi passi raggiunse la porta, poté solo udire il rombo della macchina che si allontanava. - Quando torna gli spacco la faccia! - furono le parole roboanti del padron di casa quando rientrò in camera da pranzo.
- Non prendertela, zietto, forse è rimasto male perché non se l'aspettava, - disse con tono mansueto la fanciulla che aveva causato la sfuriata.
- Ah, tu sei troppo buona, ma questa non la passerà liscia, no davvero. Io lo nutro, lavoro per lui, lo faccio divertire fino alla nausea e lui mi insulta e insulta anche te. Brutto villanzone...

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