Isira'h

La ricerca assoluta della parola come significante è il grande pregio di questa poesia, carnale e spirituale ad un tempo, forte di emozioni fuori dall'ordinario e pregna di una inesausta ricerca filosofica.

M.J.

Chi è l'autore?

Paolo Dalla Dea è nato a Genova il 4 maggio del 1947. Dopo avere compiuto i suoi studi classici nella città natale si è trasferito a Milano dove ha lavorato per diversi anni come dirigente nel settore pubblico. Ora risiede in provincia dove conduce vita tranquilla e coltiva interessi filosofici e letterari. "Isira'h" è la sua opera prima.

Leggi l'intervista che ho fatto a Paolo.

XLVI

Salpano vele, e tutti lo sappiamo,
solo per brevi circolanze di vento.
Leggero discorso d'acque apre
la chiglia sottile, finale nella scia
che si svanisce. Vibrano cime
e se dal bordo sporgi sul profondo
fletti gli umori del tuo narciso
ad angoli di canto, a sogni leviatani.
Nessuno grida di terra, ora:
accade un'altra natura, giunge
aria di doni a filo d'orizzonte.

XLVII
(a F.D.)

Pena oscillante e moto che ripete
- Ulisse -
i tuoi compagni ai remi, i tuoi pensieri.
Aliano in chiarezza albatri, cerchiano,
trovano specchio al fondo del tuo sguardo
fissato un po' più in là, più oltre un poco.
Lame affilate di candore presso la nave
stanno e non inerti:
tentano forse
di guardarle gli occhi
- i segni che hai dipinto, l'esorcismo -,
forse di capirne il mistero della scia.
C'è una domanda
- un chiederti perché,
da dove a dove -,
ma è quella che più temi,
viso di piombo
astuto comandante di rovina
già ebbro di naufragi e
trasgressioni.

Odisseo:
questua sublime un fato di certezza
vincitrice - non vaghi geroglifici
carnali - ti porta a ferire queste onde.

Chi mai, muovendo,
può uccidersi la morte?