La maschera di giada

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Nella bellezza della campagna toscana la vita idilliaca di John Carties, uno scrittore americano di romanzi noir, viene sconvolta dall'atroce notizia dell'uccisione dei suoi genitori nella loro
villetta al mare nello stato di New York.
Una serie di misteriose e-mail da parte di una fantomatica ammiratrice dà il via ad una catena di odiosi delitti, tutti ricollegabili al mondo affettivo o lavorativo di John. Accanto ai cadaveri viene lasciata una maschera di giada, e questo particolare rimanda gli investigatori alla magica città Maya di Uxmal, nello Yucatan, portandoli a cercare l'indentità del colpevole nei siti archeologici in cui John aveva ambientato alcuni suoi romanzi di maggior successo.
Con l'intrigo de "La Maschera di Giada" Andrea Gamannossi ci regala nuovi brividi e attimi di suspense.

M.J.

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Chi è l'Autore?

Andrea Gamannossi nasce a Firenze nel 1964. E' autore di diversi romanzi noir, come L'ombra della luna (2003), Le cascate del violino (2004) e I delitti delle pietre azzurre (2005). Ha scritto numerosi racconti thriller, pubblicati nelle raccolte personali Cinque passi nel buio (2002) e Deliri e Delitti (2006) e in alcune antologie collettive. Con Mauro Pagliai Editore nel 2007 ha pubblicato il romanzo noir "Il quarto sigillo", premiato al concorso di poesia e narrativa "Firenze Capitale d'Europa".
E' presente su internet con un suo sito personale in cui presenta le sue opere.

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La casa dei Carties è incastonata nella roccia come un diamante nella montatura di un anello. Anzi, forse non è nemmeno incastonata, ma è parte integrante di essa, poiché alcune delle sue pareti sono state ricavate proprio dal granito di cui è composto gran parte del promontorio che domina la scogliera. A volte, nel primo mattino, quando la roccia è avvolta da una leggera nebbiolina, quello scenario appare idilliaco, di un altro mondo. Ma succede raramente, perché quella casa è battuta quasi costantemente dai venti e non a caso la parte di promontorio dove sono annidate una ventina di abitazioni è denominata Windy Cliff. Su quelle pareti scoscese nascono solo erbe selvatiche, arbusti e macchia bassa, perché quel vento battente, che di notte ulula e si lamenta come un lupo ferito, permette soltanto lo sviluppo di questo tipo di vegetazione.
Alexander ed Helen hanno imparato a convivere con quel vento, con i suoni che la sua corsa provoca. Nelle poche notti che non si fa sentire ne avvertono l'assenza come se mancasse qualcosa. Si sentono quasi smarriti, e rimangono in trepida attesa come quando si aspetta un figlio che rientri la notte a casa.
Anche quella sera di metà settembre lui c'è: vola veloce negli anfratti delle rocce e li trasforma in improvvisati strumenti musicali estraendo da quel fugace contatto suoni a volte orribili e a volte melodiosi, inerpicandosi su per le pareti scoscese come un alpinista improvvisato, facendo scricchiolare gli infissi e sbattere le finestre. Quel vento sembra vivere di vita propria, un demone impazzito che non trova pace, che non si acquieta mai; uno spettro nomade che fugge da non si sa che, ma che ogni sera torna lì e si diverte a strapazzare qualsiasi cosa gli si presenti davanti, come un pagliaccio burlone e dispettoso. Si trasforma da tiepido vento estivo in tagliente brezza invernale, e lo fa con disarmante facilità come una dama che si cambia d'abito di fronte ai propri corteggiatori. (...)
Il vento ulula, sibila e copre i rumori dell'ombra che furtivamente è salita sulle scale e con un passepartout ha aperto la porta d'ingresso della casa. E' un'ombra scura e malefica, un'ombra che indossa un mantello nero che le arriva fino ai piedi mentre al volto porta una maschera verde che ha soltanto due fori per gli occhi. E' un maschera anonima, priva di qualsiasi espressione e, forse per questo, ancora più terribile.

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