Ledere

ovvero istantanee di vita interiore

*

Qualcuno, dopo una lettura affrettata e distratta della prefazione e di certi componimenti di questa raccolta, malignamente potrebbe commentare: "Ma sono solo sfoghi di cuore!"
Al che potrei ribattere: "Qualunque cosa essi siano, sono certo sapientemente orchestrati!"
Ho letto e riletto, più volte, la silloge "Ledere" di Stefano Avino, scoprendovi ogni volta qualcosa di nuovo, d'inatteso, qualche messaggio e significato recondito che ammiccava beffardo fra le righe. Talvolta mi ci sono persa, per poi riconoscermi in questi spaccati di vita interiore, nelle istantanee dell' intimo sentire dell'autore, nelle sue angosce e privazioni velate sempre da una sottile autoironia. Insomma, mi sono ritrovata, perfettamente calata, in quella schizofrenia del reale che è così magistralmente resa nell'opera. Il Soggetto è frammentato, disorientato in una realtà che più non gli appartiene e nella quale non trova più una sua collocazione. Immerso in un tempo che non ha né passato, né presente, né futuro, ma che è già passato e perduto nel momento presente, sfuggente ed inafferrabile, che genera un insopprimibile senso di privazione e di rimpianto. In una realtà dove non ci è nemmeno più concesso vivere in prima persona un'esperienza privata, perché anche il nostro corpo, smembrato e sottratto alla nostra volontà, i nostri sensi e le nostre percezioni, ingannevoli e non più completamente nostri, si beffano di noi, rendendoci burattini disancorati - figure quasi kleistiane - di noi stessi o, ancora meglio, come l'edera, immagine e concetto di una bellezza sì sublime, ma che per crescere cerca disperatamente un appiglio e finisce col soffocare anche chi la sostiene.
Stefano Avino è un poeta e uno scrittore sovversivo, che stravolge il linguaggio, rinnovandolo ed arricchendolo per piegarlo ai propri fini espressivi e raggiungere nuovi traguardi.

1. 6. 2006

M.J.

*

Due parole d.me

Il caso sceglie per me ciò che leggo.
A me spetta il profondo inferno di vivere la lettura.
Credo profondamente nei libri, e nelle loro verità...

una volta mi sono innamorato. Di una. Sola.
Così, ho sudato, gridato sangue, scritto qualcosa...

*

Prefazione

LEDERE è la cronistoria di istantanee d'ossigeno, composizioni in stile post-atomico da agenda, sensazioni partorite nudamente nel reale e filtrate dal cuore.
LEDERE è psicosi intima confessata, trasmissione di sentimenti sottovoce, criptati da mezzi ultralinguistici, errori e sensibilità distorta.
LEDERE è visione e insieme realtà vissuta di nullità e sogni, vittime di interpretazioni plurime e speranze.
LEDERE è visione e insieme realtà vissuta dalla mia assoluta sublimazione: l'edera.

*

L'Autore si presenta...

Stefano Avino
nato a Pescara il primo febbraio del 1979
Laureando in Ingegneria Civile presso l'Università Politecnica delle Marche.

Nal 1999 inizia la mia carriera artistica, come musicista. Canto in un gruppo (DOG-BISQUITS), orientato verso sonorità cross-over/hard-core. L'esperienza musicale ha diretto parte del mio interesse sulla scrittura di testi e racconti.
Nel 2001 mi avvicino al teatro, alla videoarte ed all'installazione. Risale infatti a quel periodo l'inizio del rapporto con Flavio Sciolè, che mi ha praticamente avviato e guidato attraverso il marasma di materiali riguardanti cortometraggi-videoarte-arte.
Con Flavio e Gabriella di Censo (direttrice regionale ARCI) ho collaborato all'organizzazione di "Visioni Sconsigliate", rassegna (anti-rassegna) cinematografica, dove sono ospiti, tra gli altri, Renato Polselli, Romano Scovolini, Alberto Grifi.
Il crescente interesse per musiche ed espressioni parallele mi spinge a fondare insieme ad altre persone (Filippo Savino, Francesco Pompilio, Stefano Fiori) il collettivo LEMON.
Conosco nel 2002 Beniamino Cardines (Teatro del Tempo) e presento il progetto SUBMACHINE, con il collettivo, a "Linguaggi", festival nazionale della performance.
Con Barbara Uccelli ho collaborato assieme a LEMON, nel novembre successivo, per "Marginalia", rassegna d'arte tenutasi nell'Espace di Torino, proponendo una rivisitazione di SUBMACHINE. Contemporaneamente, sempre a Torino, partecipiamo ad "Epi-Demia", festival svoltosi all'interno dell'Università degli Studi a Palazzo Nuovo, sia con SUBMACHINE, sia con una performance video-musicale, proposta inoltre ad Ancona (Facoltà di Economia), Pescara (Metro-Olografix Camp 2004) e Viterbo (Circolo Sant'Orsola).
Nel luglio 2005 realizzo, in collaborazione con LEMON, la performance "Week-end" a Roma.
Nell’ottobre seguente portiamo a Milano il progetto SUBMACHINE per la durata di sei giorni.
Nel mese di febbraio 2006  un nuovo video documentario sulla stessa install-azione è stato in proiezione presso una mostra d’arte moderna e video-arte ad Atene.
Nello stesso periodo il singolo “un’altra piccola serpe” dei DOG BISQUITS è entrato in una compilation di musica leggera prodotta dalla EDEL MUSIC, acquistabile in rete sul sito iTunes.
In aprile, collaborando con la performer Barbara Uccelli, ho scritto i testi di C.R.: spettacolo svoltosi nell’università di Torino sulla fiaba di Cappuccetto Rosso.
Attualmente sto lavorando alla realizzazione della mia prima collezione fotografica.

*

VIOLA 0.1

pot pourri

Scivolo
Trottolo
dentro i miei egoismi,
chiari segnali di affetti latitanti
di regali inspiegabilmente personali.
Navigando nell'etere interno, disilludo il mio patrimonio genetico.
Un'altra fortezza che cade
segmenti di debolezza congenita
opportunismo nell'affinità
non finirò mai di masticare amaro
il frutto delle mie azioni.
Mosso da caduche sensazioni
impercettibilmente camuffate
da una consapevolezza non impermeabile.
Agito
mi agito
scosso da me stesso
in una scatola nella quale
ho posto me stesso, in una scatola nella quale
ho posto me stesso, in una scatola nella quale
opposto a me stesso, in una scatola.
Scosso continua.mente,
ricordando con frequenza assillante
l'incapacità nel governo del mio controllo
l'inconsistente connessione fra il corpo e il cervello
nebbie cerebrali sopra un pezzo di carne falsa...
delusione insormontabile per un gesto di rivalsa,
oppure... solo perché mi riscopro comune... mente.comune,
comune.mente alla deriva delle cose che non ho.





VIOLA 1

360gradi

BUIO (?)
Mi vide inerme dapprima, disteso, nello stato migliore per le mie super.fici,
(almeno per qualche fisica.mente necessario istante).
prese quindi a incuriosirmi.

LUCE
mi vide quindi in piedi, bar.collante, nello stato migliore per i miei sensi di colpa,
nello stato migliore per i miei buoni propositi.
Essendo ancora nulla fatto, mi prese, mi scosse, bagnandomi fredda.mente,
costringendomi a reiterare quotidianeclassiche azioni, per poi passare ai pensieri.
Vide
rimodellare le mie più alte aspirazioni estetiche, riempire di colore l'occhio attento...
e poi con solita naturalezza...
in strada.
Mi vide ciondolanteinsicuro, tracciare in città condizionateinnaturali traiettorie.
Mi vide ricco di qualcuno, respirare se stessa, osservarla in istantanee d'ossigeno...

mi osservò, e capii il divenire delle sue tinte.

TRAMONTO
La vidi oscurarsi in volto, indebolirsi in lucentezza... fuggire.
Le vidi la schiena, stupenda, stavolta sanguigna, coperta di capelli viola. caldi.

BUIO




L'EDERA E LA VIOLA

28/01/03

... La cosa che però più mi preoccupa, a parte la sua mente contorta dolcemente autopu.lente dalle sue stesse spire nere, è come Eva abbia incontrato Eva... svelandomi che il senso di vuoto che provo, è la mancanza che credo di sopportare...


"la colpa indispensabile
per sopportare un vuoto
che non vuole finire"





04/03/03

Sfuggendo da... ovvero alla ricerca del panico


Ma cos'è... il panico?
quale peggior forma di alienazione potrebbe sostituirlo...
ci sono dentro da 2 giorni ormai,
i moiei organi fluttuano senza consistenza dentro il corpo
a volte spingendo fuori, così forte... che... apro la bocca...
disperdendo un debole alito d'anima.
Niente più passato, niente più futuro. vivo nell'inconsistenza
di un momento che già non esiste più.
cerco affannosa.mente di stuprarmi,
graffiare il mio silenzio e
riconfermare la validità delle mie ancore, ovunque ne soffra
ovunque io sia
la mia angoscia: l'inconsistenza delle
mie verità
la mia (?) forza: la coscienza della loro
nefanda natura
la mia ancora : questo.




"preso ulb"

... fu durante quelle ore
di tremendo delirio e terrore
che l'amore decise di intrappolarsi
nella gabbia della sua negazione
deliberando la mia eterna sconfitta
nutrendo il fuoco del mio inferno




Casa mia, visione tolemaica delle mie essenze,
il luogo più estremo che mi porto dentro

è lì che le mie emozioni si addormentano,
proteggendomi dal dolore
ed è ancora lì, che le ho incontrare per la prima volta.

Non sarebbe poi così folle rimanere qui seduto per sempre,
ammirando
disprezzando
il mondo che gira attorno
invidiando
fuggendo




OGGI, cognizione del tempo presente.
oggi, proiezione materiale del passato inconsistente
futuro
triste.mente
A volte dimentico l'odio e l'assurdo, che,
avendomi concessa tregua dall'assorbimento delle interiora
cullo
come farei con piccoli scarafaggivermi
dentro il mio cuore.




QUANTI SOGGETTI?

deviazioni del multiplo (9)

dividendo e divisore
dello stesso sorriso omicida
... ma cos'è che devasta
la volontà di cambiare? (.....)

dividendo e divisore
proporzionalità diretta e inversa
grandezza e trasparenza...
... effusioni microtecniche
macchie d'olio, claxon.



Llad oinma?
èhcrep i itanoen onognaip aneppa irouf
es al ativ essof aznereffos,





Hai mai sentito parlare
dell'anima gemella che non esiste
a causa del male del limite comune?
... beh, che le sigarette fossero una stampella...
è certo, ormai, come il tessuto di un velo.
a stento rigenero azioni anatomiche,
quando mi dico di non vivere più paranoie
e forse, di non vivere più affetto. ...affatto.
C'è dolore poi, nel ricadere sempre
sulla stessa ferita (?), o la subdola assuefazione
rende piacevole ciò che rimane
di una sensazione vera, come il sangue?
a proposito di un solaio,
Hai mai sentito parlare
dell'anima gemella che non esiste
a causa del male del limite comune?
... i suoni di nicotina fanno vibrare la carta.
ancora...




caldoago.


Piangere e guidare, #§# non c'è prezzo per le emozioni
guidare piangendo #§§§§§§§§§#


non c'è sesso senza uno stupro
non c'è amore se non puoi essere egoista.


Ho sognato il re di me
seduto sul tetto della mia macchina
fermo sulla collina di notte al buio
una notte d'estate
quando c'è sangue...


Ho masticato vetro,
mentre la lingua godeva, lacera, sulla sua superficie
inebriata dall'odore di una realtà comune
ma
vera.


E' Roma
l'aria del cuore si appiccica
mentre penso ai suoi nobili parti
e all'odore acre del suo fluido amniotico
di mamma stanca.
Roma è ovunque,
io, non esiste.roma.i.



sia maledetta lei, la vita
&
morte
tutto ciò che orbita
e così sigilla (solo così)
la sua esistenza:
squarcio nel vero,
se vero è
perché ammette
il suo contrario.




... gli sembrava di essersi ripetuto in tutto, specchio/oihcceps,
a meno di piccole fisiologiche sfumature...
Era l'udito infatti stavolta, a farlo dubitare,
mentre la vista pareva avesse trovato una dimensione accettabile

DA "le storie del garazzo d'edera"
mai scritte

mai scritte.




8 settembre

Lo ero proprio. Lo sono ancora.
Ma ero così stanco, che la giornata non aveva più aderenze...
così mi sono addormentato.
Già. Così affannato e cieco dall'assurdo della mia realtà.
Semplice a questo punto il compito di un Morfeo mangiafuoco.
Chiusi gli occhi e il naso, immergendomi nel mondo spento.
Ricordo bene. Ricordo ancora.
Sono stato preda di una nuova massacrante ondata di deviazioni
oniriche.

Era la mia realtà che saliva a galla.
Continuando a soffocarmi così, anche nel sonno.
erano tante. Tutte le maschere che ho, indossate da miserrimi
giuda.

Ricordo il loro sguardi, il loro profumo, le loro parole.
Sapevano tutti quando colpirmi, e dove.
Sempre in modo che io subissi passivamente il danno maggiore.
Ovunque andassi, la regia delle mie debolezze aveva deciso per me.
Lo fa ancora. Lo ha sempre fatto.
Regalando-mi-in-mi.




OGGI=IERI=DOMANI
VITA
DA
TOMBINO

Le emozioni a volte confermano la paura.
sospettava già da tempo ormai di essere morto,
e questo lo aveva portato ad una pericolosa chiusura in sé...

ci sono periodi in cui dimentichi, dimentichi, come le tue emozioni...
ci sono poi i fulmini. momenti in cui ti svegli, e il tuo c u o r e
in un attimo,
in un solo attimo
piange e sanguina, che quasi credi di non poterlo più anestetizzare di
realtà...
in quei momenti vivo.

IN quello strano e opaco pomeriggio, il nervosismo
aveva tirato le fila delle distrazioni e della fatua forza di volontà,
e lui aveva una gran voglia di... semplicemente di
essere.

Giunse la sera, così come le altre, ma questa
Non la dimenticherà maimai.
Ora che galleggia ancora nella verità del luogo comune che dice:
le cose importanti a volte sono così grandi che non le vedi,
sente gli occhi pieni di aria e sale,
e poi, una tempesta piccola e calda nel cuore.
In quello strano e opaco pomeriggio, lui
si rese conto di avere qualcuno accanto,
si rese conto di avere un fratello,
ma subito dopo dovette salutarlo.
il ragazzo d'edera pianse. capì di essere rimasto (di nuovo) solo
capì anche di non esserlo mai stato.
il fratello disse al ragazzo: sii tu padrone di te stesso
e il ragazzo rispose: vola, fratello mio.




Oramai il ragazzo d'edera credeva d'essere intrappolato in una sfera
imperfetta.
Arrivò ad addurre la colpa dei suoi perduti "colpi"
alla spaventevole situazione nella quale si trovava.
Era buio.
Notte irreale; luce fintaluce.
benché abituato alla carestia di appigli
di certo non si aspettava questo tiro mancino della luna...
Buio.
Il ragazzo d'edera sincera.mente scosso, pensò:
questo tempo gioca con me
questo tempo è viscido
questo tempo è contrario. va indietro.
Si credeva forte di sensazioni vinte...
ma malinconica.mente.puntuale ne veniva dilaniato.




Novembre

A volte, può succedere di morire...
questo lo sapevo.

... ad oggi, troppe volte mi sono riflesso
nello stesso sterile specchio,

ed ora, niente rabbia,
solo nausea di me
e voglia di rinnegare per sempre
le mie sembianze...




lo scricchiolio della porta
risuona conto alla rovescia
della clessidra emozionale.
l'ansia di chiudersi
prima che il ritornello
possa addolcire il pensiero
di melodia intima.




"Fiori d'errori e sangue"

15/11/2003

RISCRITTI 2

Scherzo triste

C'è qualcosa che muore, la Domenica
quando l'edera mostra la sua vile funzione per quella che è,
qualcosa muore ogni Domenica.
C'è un'aria pesante la Domenica, e fa notte prima.
La Domenica è subito sera.
Lungo un giro qualsiasi, muoiono le sensazioni,
lacrimando su un vecchio umido muro di periferia.
Quando cammino di domenica, mi fanno compagnia
le foglie bagnate cadute a terra
e il costante desiderio di voler essere già vecchio.

C'è qualcosa che muore la Domenica
in ogni celebrazione di un cristo stanco e rifiutato.

La Domenica muoiono gli occhi, e
non si guarda più niente.
Da sempre, ogni Domenica
è cena.




10/11/2003

RISCRITTI 3

l'effetto che fa,
svegliarsi dal torpore
per coniugare le declinazioni caduche e aspre
della mia anima.

Ogni volta che la giostra lo richiede
gira gira e non muore nel girare
la trottola nel reale, la trottola nel reale
1 volta e ancora senza mai stancare.