Intervista a Pier Paolo Caserta

Tratto dalla rubrica Arte-Voci Negate di "Vuoto Negativo", Associazione Culturale Telematica Arsnova, bimestre settembre/ottobre 1996

*

Pier Paolo, che cos'è per te la poesia?

E' difficile dire, ho una concezione molto oscillante. Per me è una sorta di "ricerca", un tentativo di tradurre in parole stati d' animo, ma soprattutto "visioni", immagini particolarmente potenti. E' ricerca di forme espressive adeguate a queste immagini. Credo che il linguaggio poetico possa "liberare" la parola; nessuna sfumatura di significato deve essere esclusa dalla parola, in poesia; essa si definisce grazie al complesso delle sfumature, delle immagini che richiama; per questo penso che la poesia possa "evocare": essa ha a disposizione degli strumenti che nel linguaggio "ordinario" sono solamente "nascosti". La poesia per me può suggerire. In poche parole, tirar fuori dall' animo di chi legge, qualcosa che, in qualche modo, è in tutti, qualcosa di universale: indagare pertanto l' animo umano attraverso "immagini".

*

Come definiresti la tua silloge "Preveggenze", che è anche la tua opera prima?

La mia opera prima è un condensato di due-tre anni di oscillazioni sulla mia concezione della poesia. A dire il vero non vorrei nemmeno parlare di "concezione" della poesia. La mia non vuole essere, e di fatto non è una poesia "intellettuale", né costruita su particolari capacità descrittive. Piuttosto "Preveggenze" è il frutto di un mio "percorso". A volte ho seguito con convinzione la mia idea che la poesia possa realmente essere adeguata a tradurre "visioni". A volte invece ne sono rimasto deluso e sono stato molto vicino a convincermi che esistano, in proposito, solo tentativi più o meno infelici, mai un tentativo perfettamente adeguato. La lettura dei simbolisti francesi mi ha accompagnato in questo percorso e influenzato fortemente. Ma forse, facendo un piccolo bilancio, proprio in questa "ricerca", in questo "tentativo di traduzione" sta la grande dignità della poesia. Nella mia raccolta si alternano versi e prosa. La vedo come una mia personale ricerca intorno ai limiti della poesia.

*

Un esperimento che trovo piuttosto interessante... Che cosa ti ha spinto a prendere la decisione di pubblicare, di rendere il mondo partecipe di questa tua esperienza? Quale è stato il fattore determinante?

C'è stato un momento in cui ho cominciato ad avvertire una "continuità" di intenti in molti miei versi. Nell' ultimo anno ho maturato l'idea di farne un' "opera"; ho curato molto vecchie poesie, rivedendo e "correggendo" versi, cercando la forma più congeniale a ciò che volevo esprimere. Alla fine ho deciso di pubblicare i versi più significativi, per me e per le persone che hanno letto mie poesie. L' incoraggiamento di alcune persone a me vicine è stato infatti senza dubbio determinante. Ho deciso di pubblicare perché credo che la mia esperienza poetica- se di questo si tratta- sia significativa, e "Preveggenze" ne è il risultato.

*

Se ti può interessare la mia opinione, io credo che la tua sia vera poesia. Ma ora, dicci, quali consigli daresti a un poeta esordiente?

Non molti, a dire il vero. In fondo "esordiente" lo sono anche io. Partecipare a concorsi per l'inedito mi pare una buona cosa. Pubblicare è sempre un "rischio", e il mondo editoriale è difficile; gli editori con buoni mezzi economici preferiscono di norma puntare su nomi noti. Altre case editrici, che accettano di pubblicare scrittori esordienti, raramente hanno i mezzi per un inserimento soddisfacente dell' opera sul mercato. Non ultimo, non tutti gli editori sono in grado di riconoscere il materiale effettivamente "valido".

*

Pier Paolo, noi ci siamo conosciuti in occasione di un incontro telematico di poesia; all'ultimo rendez-vous di Caffè Poetel vennero presentate alcune tue poesie, tratte da "Preveggenze", che mi colpirono immediatamente... Come vedi tu il connubio poesia-telematica? E che cosa può offrire Internet a un giovane poeta esordiente?

Internet può essere un buon canale di diffusione per un poeta esordiente. Credo che la diffusione della poesia per via telematica sia un processo "naturale", voglio dire il risultato naturale del grande sviluppo dei mezzi di comunicazione; la poesia vi rientra come qualsiasi altra branca del sapere umano, come qualsiasi altra informazione. Il libro resta a mio avviso insostituibile, tanto come oggetto che come opera letteraria. Per altro non credo che ci sia in effetti qualche rischio che la telematica possa "riassorbire" la poesia, arrivare a rimpiazzare il libro cartaceo. I vari modi per trasmettere informazioni sono solo uno strumento, e come tali sono per così dire "ausiliari", funzionali a ogni manifestazione dell'animo umano. Pertanto io credo che l'uso dello strumento telematico per la diffusione della poesia vada riguardato positivamente.

*

Fra tutte le poesie che hai composto, quale ti è più cara e perché? Vorresti commentarcela?

E' una domanda a cui rispondo con qualche difficoltà; forse la poesia che preferisco è "Aspettando l'alba". In effetti, se avessi dato all'intera mia raccolta questo titolo, per me il senso non sarebbe cambiato di molto. Non amo commentare quello che scrivo; quello che posso dire è che quando la rileggo vi scopro la tensione che mi viene dal desiderio, mai del tutto appagato, di "rifulgere di luce propria". Non voglio e probabilmente non so dire molto di più; chi scrive una poesia non è -credo- la persona più adatta per commentarla; in genere una poesia -quando è tale- contiene in sé molto di più di quanto non se ne possa tirar fuori commentandola. Amo nella poesia la capacità di dire "tutto" in poche parole, cioè, dal mio punto di vista, di richiamare diverse immagini nel medesimo tempo; come dicevo, credo che sia su questo punto, soprattutto, che la poesia possa "andare oltre" il linguaggio. Da questo punto di vista mi riesce tra l'altro anche più facile spiegare perché "Aspettando l'alba" è una delle mie composizioni che preferisco: perché credo di essere riuscito, più che altrove, a fare questo.

*

Back