L'Arca del Tempo

*

E' la vigilia di Natale del 1799, nella Bologna della dominazione austriaca un giovane innocente viene condannato a morte per un delitto che non ha commesso. Dovranno passare due secoli perché la verità sul caso venga restituita al mondo: "In un diario dimenticato è ciò che tutti sanno e nessun dice". Bisognerà infatti attendere che i rami di due famiglie nemiche si ricongiungano, e allora saranno la verità e l'amore a trionfare, e non la sete di vendetta.
La vicenda, pur svolgendosi ai giorni nostri, si dipana in un arco temporale molto lungo, tanto che il presente narrativo risulta strettamente ancorato agli echi del lontano passato, e il futuro segnato dalla commistione delle due dimensioni temporali.
Lo stile della narrazione, scorrevole ed essenziale, trae la sua forza dall'autoironia quasi congenita dell'io recitante, che fa del protagonista un eroe fuori dagli schemi. Il lettore più attento riuscirà a trovare nella narrazione numerosi spunti di riflessione sull'Esistenza e sui suoi valori più autentici, che lo porteranno ad un coinvolgimento sempre maggiore, pagina dopo pagina.

M.J.

*

Chi è l'Autore?

Federico Sassi, qui alla sua prima esperienza nel mondo della narrativa, nasce a Bologna nel 1965 e svolge studi tecnico commerciali, dedicandosi poi alla libera professione di consulente d’impresa. Da alcuni anni ha intrapreso un percorso “energetico” particolare che lo ha portato ad ampliare i propri orizzonti quotidiani. Viaggiatore per passione fin dalla giovane età, con questo racconto accompagna il lettore in un viaggio nel quale si incontreranno non solo luoghi ma anche tempi diversi. L’ambientazione storica, che narra di epoche e luoghi reali, fa da palcoscenico alla storia personale dei protagonisti, sospesa tra il possibile e l’impossibile, storia che ogni lettore potrà vivere come un’occasione per riflettere sul tempo, sui valori della vita, sul destino, oppure semplicemente come un momento per sognare.
L'Autore è presente in Rete con un suo sito personale.

*

Era veramente brava a sciare. Lei, la barca, l’acqua e lo sci erano davvero un tutt’uno armonico. Sull’acqua calma del lago le scie del suo passaggio disegnavano ampie curve, regolari, quasi ipnotiche. Guardandola mi trovai a pensare alla vita degli uomini. Era forse come una scia? L’acqua del tempo del mondo si apriva al passaggio terreno e poi si richiudeva cancellandola? O rimaneva qualcosa di lei? La scia genera delle onde che, per quanto piccole, viaggiano attraverso l’acqua e giungono a sponde magari lontane. Quelle sponde non sanno da dove le onde provengano o dove vadano, le accettano, ne vengono colpite, influenzate, modificate. Ogni onda lascia un segno impercettibile di sé. E dalle sponde, di rimando, altre onde vengono generate in uno scambio che pare senza fine, ma ogni volta l’altezza delle onde diminuisce, fino a che l’ultima onda si fonde nella quiete dell’acqua calma. Forse è proprio così che accade! Un uomo nasce e vive, lasciando dietro di sé una scia che produrrà conseguenze che toccheranno altre persone ed altri luoghi che lui nemmeno immagina, dai quali si sprigioneranno azioni e fatti che a loro volta torneranno ad interessare altre parti di mondo e di tempo, fino a che ci sarà l’ultima onda…. e poi la quiete!

*